Arabella Cifani - Franco Monetti: «Per il solo piacere dei miei occhi». La Collezione Croff-Guelpa per il nuovo Museo Civico di Ivrea: un frammento di storia del collezionismo italiano della prima metà del Novecento (Estratto dal fasc. 141)

    

Abdone Croff (1893-1946), industriale milanese di stoffe ed arredi, mise insieme fra la metà degli anni Trenta del Novecento ed il 1946, anno in cui morì, un’importante collezione d’arte, da poco pervenuta per donazione della signora Lucia Guelpa al Comune di Ivrea (Torino). La collezione, divenuta Fondazione d’Arte, sarà esposta a breve nel nuovo Museo Civico che la città sta costruendo. L’Archivio della Fondazione conserva importanti documenti, comprendenti carteggi con celebri artisti, con antiquari ed esperti d’arte, che saranno oggetto di prossima pubblicazione.
I primi documenti, che testimoniano della passione di Croff per l’arte e della formazione della raccolta, sono dell’8 maggio 1929 e sono relativi ad un’opera raffigurante Adamo ed Eva già attribuita a Dürer ed invece copia antica da Cornelis de Haarlem. Tra le più preziose opere della raccolta vi è un ritratto di Annibale Carracci, visto ed apprezzato anche da Adolfo Venturi. Sono presenti anche dipinti antichi di scuola caravaggesca francese, di bottega dei Bassano, del Bergognone, un delicato fondo oro di Neri di Bicci e un capolavoro ritenuto perduto – una Crocifissione con Santi – di Giovanni del Biondo, anticamente studiato da Offner.
Fra i quadri dell’Ottocento spiccano una briosa Pastorale di Giuseppe Palizzi, una tela con animali del fratello Filippo Palizzi e la splendida Superbiosa di Filadelfo Simi, anch’essa ritenuta perduta. La parte novecentesca della raccolta presenta una folta serie di capolavori, accompagnati da carteggi inediti di singolare interesse, di Giorgio De Chirico, di Pietro Annigoni e dei fratelli Xavier e Antonio Bueno.
La collezione eporediese documenta sicuramente un frammento non trascurabile di storia del collezionismo del primo Novecento: una nuova tessera, un nuovo percorso museale prende forma a testimonianza della ricchezza del patrimonio italiano.

Per approfondimenti www.fondazioneguelpa.it
 

“For the sole pleasure of my eyes”. The Croff–Guelpa Collection and its donation to the new Museo Civico in Ivrea: a fragment of the history of Italian collecting in the first half of the twentieth century

Abdone Croff (1893–1946), Milanese industrialist of fabrics and furnishings, amassed an important art collection between the mid–1930s and 1946, the year of his death. It has recently been donated by Signora Lucia Guelpa to the Comune of Ivrea (Turin). Now transformed into a Foundation of Art, the collection will shortly be placed on display in the new Museo Civico that the city is erecting. The Foundation’s archive contains important documents, comprising correspondence with famous artists, art dealers and connoisseurs, to which a publication will shortly be devoted.
The first documents that testify to Croff’s passion for art and the formation of his collection date to 8 May 1929 and relate to a painting representing ‘Adam and Eve’ formerly attributed to Dürer but now recognized as an early copy by Cornelis de Haarlem. The more valuable works in the collection include a portrait by Annibale Carracci, seen and appreciated by Adolfo Venturi. The old masters also include works of the French Caravaggesque school, the Bassano family, Bergognone, a delicate ‘gold ground’ by Neri di Bicci and a masterpiece that had been considered lost — a ‘Crucifixion with Saints’ — by Giovanni del Biondo, formerly studied also by Offner.
Outstanding among the nineteenth–century paintings are a spirited ‘Pastoral’ by Giuseppe Palizzi, a genre scene with animals by his brother Filippo Palizzi and the splendid ‘Superbiosa’ by Filadelfo Simi, it too considered lost. The twentieth–century part of the collection presents a large series of masterpieces, accompanied by unpublished correspondence of singular interest, by Giorgio De Chirico, Pietro Annigoni and the brothers Xavier and Antonio Bueno.
The Ivrean collection undoubtedly documents a not negligible fragment of the history of collecting in the first half of the twentieth century: a new piece of collecting history is emerging, a new museum taking shape, testifying to the richness of the Italian heritage.