Francesco Liuzzi: Due rappresentanti di una famiglia di mastri–architetti del Settecento in terra di Bari: Michele e Giuseppe Colangiulo da Acquaviva delle Fonti (Estratto dal fasc. 121)

    

Nella provincia di Bari intorno alla metà del Settecento si registra una notevole attività edilizia che, in ambito religioso, porta alla sostituzione o all’ammodernamento, secondo i dettami dell’elegante e “moderno” gusto architettonico napoletano, di edifici vetusti o fatiscenti, esteticamente superati («alla gotica») o non più adeguati alle esigenze dell’accresciuta popolazione.
Noti architetti napoletani (come Domenico Antonio Vaccaro, Giovan Battista Nauclerio, Giuseppe Astarita, Ferdinando Sanfelice ecc.) sovrintendono o partecipano direttamente a questo generale rinnovamento edilizio (talvolta anche in competizione tra di loro). Ma non meno rilevante è il contributo ad esso dato da maestranze locali tra loro legate, talvolta, da rapporti collaborativi e, di certo, recettive verso le sollecitazioni della contemporanea cultura architettonica napoletana.
Due rappresentanti di questa numerosa schiera di mastri-ingegneri locali sono gli “architetti” Michele e Giuseppe Colangiulo (padre e figlio) di Acquaviva, in provincia di Bari. Dell’attività dei due architetti questo studio cerca di definire — attraverso la discussione critica delle attribuzioni già accreditate (ma per lo più inattendibili) ed anche inediti documenti d’archivio — l’ambiente culturale e reale consistenza.
Tralasciando altri pur importanti aspetti della sua attività professionale, l’esperienza progettuale e costruttiva documentata di Michele Colangiulo pare restringersi, ad oggi, a due importanti edifici del centro storico della città di Monopoli, in provincia di Bari. Si tratta dell’imponente cattedrale (realizzata in collaborazione con Pietro Magarelli, un altro noto mastro-ingegnere della provincia barese) e della chiesa di San Francesco d’Assisi. Quasi coevi per progettazione ed inizio dei lavori (che si collocano nel 1741-1742), i due edifici sacri presentano innegabili matrici e stilemi dell’architettura barocca napoletana insieme a probabili persistenze del barocco romano o al riecheggiamento di elementi classico-rinascimentali.
Quanto a Giuseppe Colangiulo, un’unica (e fin qui inedita) opera può testimoniare con certezza la sua attività e le sue idee estetico-progettuali non essendo possibile precisare il ruolo da lui svolto nella realizzazione della chiesa di San Francesco di Monopoli (alla cui costruzione comunque partecipa), né confermare altri interventi professionali a lui attribuiti. Si tratta dell’ampliamento, da lui elaborato e diretto nel 1755, della piccola chiesa del monastero delle Cappuccinelle di Acquaviva. Quest’edificio costituisce nell’articolazione degli spazi e nell’utilizzo della decorazione a stucco un esempio minore ma non irrilevante dell’architettura tardobarocca barese.

Two representatives of a family of master–builders in the province of Bari in the eighteenth century: Michele and Giuseppe Colangiulo from Acquaviva delle Fonti

Considerable building activity was registered in the province of Bari around the mid–eighteenth century. In the religious sphere, this led to the substitution or modernization, according to the dictates of the elegant and “modern” Neapolitan architectural style, of old and dilapidated buildings, either aesthetically obsolete (‘alla gotica’) or no longer able to fulfil the needs of a growing population.
Well–known Neapolitan architects (such as Domenico Antonio Vaccaro, Giovan Battista Nauclerio, Giuseppe Astarita, Ferdinando Sanfelice etc.) superintended or directly participated in this general building renewal (sometimes even competing between each other). But no less important is the contribution made to it by local masters, sometimes working in partnership and undoubtedly receptive to the appeal of contemporary Neapolitan architectural culture.
Two exponents of this numerous group of local master–builders/engineers are the “architects” Michele and Giuseppe Colangiulo (father and son) from Acquaviva, in the province of Bari. The present study tries to define the cultural environment in which the two architects worked and assess their real stature. It does so through a critical discussion of the attributions hitherto accredited (but for the most part unreliable) and an examination of archival documents, some of them unpublished.
Leaving out of account other important aspects of his professional activity, the author concludes that the documented experience of Michele Colangiulo in the design and construction of buildings can so far be restricted to two important churches in the historic town centre of Monopoli, in the province of Bari. One is the imposing cathedral (built in partnership with Pietro Magarelli, another well known master–builder/engineer of the province of Bari). The other is the church of San Francesco d’Assisi. Almost contemporary with each other in their design and in the initiation of the work (1741–1742), the two churches are undeniably indebted to the style of Neapolitan baroque architecture, but combined with the probable persistence of the Roman baroque and even reminiscences of the classical Renaissance style.
As for Michele’s son, Giuseppe Colangiulo, the author concludes that only a single (and hitherto unpublished) work may testify with certainty to his architectural activity and to his aesthetic and architectural ideas, since it has not been possible to specify the role he played in the realization of the church of San Francesco in Monopoli (though he certainly contributed to its construction), nor confirm other professional interventions attributed to him. The work in question is the enlargement of the little church of the monastery of the Cappuccinelle in Acquaviva, which he planned and directed in 1755. In its spatial articulation and its use of stucco decoration, the building represents a minor but nor negligible example of late–baroque architecture in the province of Bari.