Nota di redazione di Lucilla de Lachenal

    

La recensione di J. Gaunt a "L’Italia e il restauro del Magnifico Cratere. Capolavori del Museo Nazionale di Belgrado", evoca la fortunata esposizione che fu allestita dal dicembre 2010 alla primavera 2011 nella prestigiosa sede della Sala delle Bandiere all’interno del Palazzo del Quirinale, grazie all’interessamento del prof. Louis Godart, Consigliere per la Conservazione del Patrimonio Artistico della Presidenza della Repubblica Italiana, particolarmente sensibile ai rapporti di collaborazione culturale che negli ultimi tempi hanno legato il nostro paese alla Serbia, fra le altre nazioni dell’Est europeo. La presentazione del grande cratere bronzeo su tripode rinvenuto all’inizio del secolo scorso nei pressi di Trebenište e vanto del Museo Nazionale di Belgrado, portato in Italia in occasione di un’altra importante mostra sulle antiche civiltà dei Balcani tenutasi ad Adria nel 2007 e in seguito restaurato (con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo) dai tecnici della Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, insieme ad altri del CNR di Roma e di Pisa, dell’Università La Sapienza e dell’Istituto Superiore di Conservazione e Restauro, oltre a celebrare una delle nostre eccellenze in materia di salvaguardia dei beni culturali, testimonia anche l’attenzione con cui lo stesso Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ed il Segretariato Generale della Presidenza seguono gli sviluppi della ricerca sulle radici comuni e l’integrazione culturale fra le nazioni d’Europa. L’altro intento della mostra era infatti illustrare l’influenza esercitata dalla civiltà greca sulle culture dell’età del Ferro attestate nei Balcani centrali. E Trebenište, come rammenta Godart, sorgeva «lungo una rotta commerciale» diretta verso il Baltico che aveva consentito alle genti egee sin dal II millennio a.C., e in seguito a quelle greche, di procurarsi la preziosa ambra: il che giustifica ancora meglio la presenza del prestigioso cratere di manifattura greca arcaica nel corredo della tomba 8, accanto a molti altri oggetti di lusso, quale testimonianza dello status del defunto, appartenente alla ricca aristocrazia tribale che deteneva il potere nella regione tra VI e V secolo a.C.
La Redazione
è grata al prof. C. M. Stibbe, fra i più esperti conoscitori di bronzi antichi e autore negli anni di vari saggi per questa Rivista, che — interpellato a proposito di tale recensione — ha suggerito il nome del dr. Jasper Gaunt, curatore della sezione di Arte greca e romana del Michael C. Carlos Museum presso la Emory University di Atlanta (Georgia, U.S.A.).