Anna Melograni: In margine alla ripubblicazione degli scritti di Stefano Tumidei: conferme per la datazione del ciclo di Melozzo ai Santi Apostoli (Estratto dal fascicolo 8)

    

L’articolo affronta il problema irrisolto della datazione degli affreschi di Melozzo da Forlì nella basilica dei Santi Apostoli a Roma, staccati in epoca settecentesca, oggi parzialmente conservati. L’occasione è stata offerta dal recente restauro (2004) della cappella maggiore (dedicata alla Vergine) della Cattedrale di Valenza, che ha riportato alla luce gli affreschi eseguiti da Paolo da San Leocadio e Francesco Pagano. Delle pitture spagnole si conosceva l’esistenza sulla base del contratto stipulato tra il Capitolo e i due pittori italiani, giunti a Valenza al seguito del cardinale Rodrigo Borgia. La datazione del contratto (1472) fornisce un utile termine ante quem per la datazione degli affreschi dei Santi Apostoli, in quanto l’iconografia scelta per il catino absidale di Valenza (con serafini e angeli musicanti nella parte alta, la figura di Cristo al centro e gli Apostoli in basso), di cui oggi si conservano solo gli affreschi della volta, riprende il programma ideato da Melozzo per la basilica romana. Questo nuovo elemento avvalora la tesi di Stefano Tumidei, secondo la quale il committente degli affreschi di Melozzo (come racconta anche Vasari) fu il cardinale Pietro Riario, nipote di Sisto IV, che alla morte del Bessarione nel 1472 ricevette dallo zio la dimora dei Santi Apostoli. Nel presente articolo, inoltre, si recensisce il volume dello studioso forlivese, scomparso nel 2008, S. Tumidei, Studi sulla pittura in Emilia e in Romagna. Da Melozzo a Federico Zuccari, a cura di A. M. Ambrosini Massari, A. Bacchi, A. Brogi, E. Sambo, Trento 2011 (Tipografia Editrice Temi).


A marginal note to the republication of the writings of Stefano Tumidei: confirmations for the dating of Melozzo’s cycle of frescoes in Santi Apostoli

The article tackles the unresolved problem of the dating of the frescoes of Melozzo da Forlì in the basilica of Santi Apostoli at Rome, detached in the eighteenth century and now only partially preserved. It was prompted by the recent restoration (2004) of the cappella maggiore (dedicated to the Virgin) in the Spanish Cathedral of Valenza, which brought to light the frescoes painted by Paolo da San Leocadio and Francesco Pagano. The existence of Spanish paintings was known on the basis of the contract drawn up between the Chapter and the two Italian painters, who arrived in Valenza in the suite of Cardinal Rodrigo Borgia. The date of the contract (1472) provides a useful terminus ante quem for the dating of the frescoes in Santi Apostoli, since the iconography chosen for the hemispherical apse of Valenza (with music–making seraphims and angels in the upper part, the figure of Christ at the centre and the Apostles below), of which only the frescoes of the vault are now preserved, is based on the programme devised by Melozzo for the Roman basilica. This new piece of evidence corroborates the thesis of Stefano Tumidei, according to whom the patron who commissioned Melozzo’s frescoes (as also reported by Vasari) was Cardinal Pietro Riario, nephew of Pope Sixtus IV, who on the death of Cardinal Bessarion in 1472 received the residence of Santi Apostoli from his uncle. The present article also includes a review of the posthumous collection of studies by the art historian from Forlì, who died in 2008, S. TUMIDEI, Studi sulla pittura in Emilia e in Romagna. Da Melozzo a Federico Zuccari, eds. A. M. AMBROSINI MASSARI, A. BACCHI, A. BROGI, E. SAMBO, Trento 2011 (Tipografia Editrice Temi).