Mirco Modolo: Dal clivus Scauri al vicus Capitis Africae: gli affreschi della vigna Guglielmina a Roma nei disegni dei Bartoli (Estratto dal fascicolo 8)

    

Alla vigna di Stefano Guglielmini (detta anche “Guglielmina”), localizzata da Lanciani sul clivo di Scauro di fronte alla chiesa dei SS. Giovanni e Paolo, sono state attribuite due stanze affrescate scoperte sul Celio nel corso del XVII secolo e riprodotte da Pietro Santi Bartoli in quattro disegni, che vennero pubblicati dal conte di Caylus nel Recueil de peintures antiques (Paris, 1757). La prima stanza (tavv. XXIII, XXIV e XXV del Recueil), scoperta nel 1639, divenne celebre negli studi di storia dell’arte antica per la presenza dei ritratti di una famiglia romana sulla volta e per la discussa interpretazione iconografica di due lunette di ambientazione marina; la seconda stanza (tav. XXVI del Recueil), meno nota, raffigura invece tre personaggi mitologici all’interno di altrettanti riquadri.
In seguito a ricerche archivistiche è stato possibile riesaminare criticamente sia il contesto topografico di ritrovamento che la composizione degli affreschi, ribaltando le conclusioni tradizionali, sino ad ora condizionate da una scorretta interpretazione del Recueil operata dall’antiquario Ridolfino Venuti alla metà del ‘700. In primo luogo è stata rivista l’ubicazione della vigna di Stefano Guglielmini, da collocarsi non più lungo il clivo di Scauro ma lungo la strada che dal Colosseo saliva alla Navicella.
Tale acquisizione ha condotto ad una differente distribuzione topografica degli affreschi: mentre infatti quelli della prima stanza sono da inserire all’interno dei confini della vigna di S. Gregorio al Celio, il secondo affresco va ricercato nella vigna Guglielmina propriamente detta. L’identificazione di altri quattro disegni di Bartoli provenienti dalla vigna Guglielmina nelle collezioni del RIBA di Londra e di Holkham Hall ha infine permesso di comprendere che quest’ultimo affresco non era isolato, ma doveva fare parte di un più ampio ciclo che decorava l’interno di un’aula triabsidata, probabile aula tricliniare di una ricca domus tardo antica affacciata sull’antico vicus Capitis Africae.


From the clivus Scauri to the vicus Capitis Africae: the frescoes of the vigna Guglielmina in Rome in the drawings of Santi Bartoli

Two frescoed room discovered on the Caelian hill during the seventeenth century and reproduced by Pietro Santi Bartoli in four drawings were published by the Comte de Caylus in his Recueil de peintures antiques (Paris, 1757). Their findspot has since been situated in the vineyard of Stefano Guglielmini (also known as the “vigna Guglielmina”), located by Lanciani on the Clivo di Scauro facing the church of SS. Giovanni e Paolo. The first room (plates XXIII, XXIV and XXV of the Recueil), discovered in 1639, became famous in art–historical studies due to the presence of portraits of a Roman family on the vaulted ceiling and due to the controversial interpretation of two lunettes with marine iconography; the second room (plate XXVI in the Recueil), less well known, is decorated with a fresco of three mythological figures, each placed in a rectangular panel.
Following archival research, the author has been able critically to re–examine both the topographical context of the find and the composition of the frescoes. This has led him to reject the traditional conclusions, hitherto conditioned by a misinterpretation of the Recueil made by the antiquary Ridolfino Venuti in the mid–eighteenth century. In the first place, the author has revised the location of Stefano Guglielmini’s vineyard: it should be situated, in his view, not on the Clivo di Scauro but on the road that ascended from the Colosseum to the Navicella. This finding then led in turn to a different topographical distribution of the frescoes: while those of the first room are to be located within the vineyard of S. Gregorio al Celio, the second fresco should be placed in the vigna Guglielmina proper. The identification of four other drawings of Bartoli based on Roman frescoes in the vigna Guglielmina in the collections of RIBA in London and Holkham Hall in Norfolk has permitted the author to understand that this latter fresco was not isolated, but must have formed part of a larger cycle that decorated the interior of a triple–apse room, probably the triclinium of a rich late–antique domus overlooking the ancient vicus Capitis Africae.