L'evento

(I Parte di:  IL RISCHIO SISMICO: IL PASSATO E LE INDICAZIONI PER IL FUTURO NEL QUADRO NORMATIVO DEL MiBAC, testo di Camilla Capitani, da Il Notiziario dell'Arte, Inserto del fascicolo n° 6 /2010 del Bollettino d'Arte)


Buccio di Ranallo nelle Cronache della fondazione dell’Aquila racconta che «Gridarono tutti insieme “facciamo una città così bella che nessun’altra nel regno le si possa paragonare”».

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Lunedì 6 aprile 2009

alle ore 3.32 un terremoto di magnitudo 6,3 ha colpito la città dell’Aquila, posta all’interno della zona degli altipiani, sul percorso delle faglie appenniniche del massiccio del Gran Sasso. Il sisma ha provocato crolli e danneggiamenti diffusi molto gravi, investendo il patrimonio monumentale e il costruito minore; in particolare ha causato danni gravissimi alle chiese, confermando la vulnerabilità al sisma di questa tipologia del costruito storico.
Con analoga violenza il terremoto ha colpito gli abitati minori della Valle del fiume Aterno, rendendo inabitabile la maggior parte dei centri antichi del territorio.  “Durante il terremoto — diranno poi i sismologi — la superficie del suolo, quella dove noi camminiamo, si è abbassata di circa 25 cm nella valle dell’Aquila e alzata di circa 3 cm sul suo versante orientale”.
Particolarità dell’evento è stata la rottura della faglia quasi in superficie (a circa 10 Km di profondità) che ha determinato una componente sussultoria molto intensa, generalmente poco significativa rispetto a quella ondulatoria, ma che in questo caso è risultata critica per alcune tipologie di costruzioni. Hanno contribuito alla gravità dell’evento la complessa geologia di superficie, che ha prodotto, in certe aree, un’amplificazione delle onde sismiche e una vulnerabilità sismica intrinseca delle murature tradizionali costituite principalmente da pietrame legato da malta.
Quasi ogni fabbrica dei centri storici della conca aquilana si presenta come il prodotto di molteplici stratificazioni perlopiù impossibili da riprodurre sulla base di un astratto principio di aderenza alla regola dell’arte, ma aventi un valore documentario e figurativo espresso soprattutto dai paramenti esterni. L’insorgere frequente di terremoti ha determinato la forma degli abitati portati nel tempo a ricostruirsi su sé stessi mantenendo per lo più tracciati e murature preesistenti.