Umberto Bile: Stanislao d'Aloe, ispettore dei monumenti. Tutela e restauro a Napoli fra il 1840 e il 1848

    

Estratto dal Volume Speciale: STORIA DEL RESTAURO DEI DIPINTI A NAPOLI E NEL REGNO NEL XIX SECOLO. Atti del Convegno Convegno Internazionale di Studi, Napoli, Museo di Capodimonte, 14-16 ottobre 1999 

Nel 1839, il ministro dell’Interno Nicola Santangelo, nel presentare il progetto di un nuovo decreto sulla conservazione dei monumenti, ricorda il fallimento della legge del 1822 che non riuscì ad impedire il degrado del patrimonio artistico e in particolare a frenare l’abitudine di affidare le operazioni di restauro a mani inesperte.
Per ovviare a questo malcostume, rilancia il ruolo dell’ispettore in ogni provincia e prescrive che ogni intervento sia autorizzato dal Ministero, sentito il parere dell’Accademia di Belle Arti. La nuova normativa, quindi, impone controlli sulla corretta conservazione e su eventuali restauri, obbligando i proprietari di monumenti o di opere d’arte ad averne cura a proprie spese. Nei primi anni dell’applicazione di questa legge, tuttavia, il ruolo dell’ispettore generale dei monumenti appare del tutto secondario.
Un ruolo di primo piano nel campo del restauro, invece, lo riveste Camillo Guerra, docente di pittura nel Real Istituto di Belle Arti e membro dell’Accademia di Belle Arti. Un impegno costante egli lo svolge nel campo della direzione dei restauri delle opere del Real Museo, adottando principi di cautela, nella convinzione che l’intervento debba limitarsi ad impedire solo il progressivo degrado. L’azione di Guerra si estende anche sul territorio, poiché è chiamato, come tecnico esperto a esprimere un competente parere sullo stato di conservazione e sugli interventi necessari riguardo alle opere d’arte conservate nelle chiese di Napoli. Egli rimane un convinto assertore che in materia di restauro solo gli addetti ai lavori, in particolare gli artisti, hanno voce in capitolo, essendo in grado di discernere l’importanza delle opere e di indicare metodi e tecniche.
In quegli anni emerge la figura di Stanislao d’Aloe, un giovane studioso di origine calabrese, erudito e conoscitore d’arte, ma non artista, che nel 1844 riceve l’incarico di redigere i capitoli relativi alle chiese di Napoli, per la guida della città che si sta stampando in occasione del VII° Congresso Scientifico degli Italiani che si svolgerà a Napoli nel 1845. In questa sede ha modo di denunciare guasti e barbarie ad opera di restauratori definiti di volta in volta ignoranti, indiscreti o addirittura spietati. Nominato nel 1846 ispettore de’ monumenti per la provincia di Napoli, tenta di conferire contenuti originali a questa carica, con un vasto programma di interventi di tutela. Deve confrontarsi tuttavia, con poteri consolidati come l’Accademia di Belle Arti, dominata in quel tempo dalla figura di Guerra, con l’indifferenza dell’autorità amministrativa - l’intendente della Provincia di Napoli - da cui dipendeva e con una realtà desolante nella quale il disinteresse di chi deteneva gli oggetti d’arte, il dilettantismo di restauratori improvvisati e la scarsa disponibilità a investire risorse costituivano di fatto ostacoli alla nascita una coscienza della tutela diffusa e consapevole.
Come ispettore d’Aloe svolge la sua attività con zelo e competenza, assumendo in proprio tutta la procedura amministrativa, denunciando con puntualità all’intendente l’opera di improvvisati restauratori, proponendo gli esecutori degli interventi o dettando metodi e tecniche. Richiede in particolare che siano impartiti ordini perché ogni intervento di restauro abbia validità solo dopo il rilascio di certificato di buona esecuzione da parte dell’Ispettore dei monumenti. E rivendica continuamente la specifica competenza in materia nei confronti dei restauratori e una capacità prescrittiva.
La frantumazione delle competenze fra vari organismi, spesso gravati di svariate attribuzioni, impedisce di fatto l’azione efficace della pubblica amministrazione nel campo della tutela, che, invece, è preferibile affidare, secondo d’Aloe, alla responsabilità di una sola carica o di un solo organismo, esclusivamente impegnato in tale delicata materia.

Stanislao D’Aloe, inspector of monuments. Conservation and restoration in Naples between 1840 and 1848


In 1839, the Neapolitan Minister for the Interior Nicola Santangelo, in presenting the draft for a new decree on the conservation of monuments, recalled the failure of the law of 1822 which had been unable to prevent the depredation of the artistic heritage and in particular to curb the practice of entrusting restoration to inexpert hands. To redress this damaging practice, Santangelo revived the role of inspector of monuments in each province, and prescribed that each restoration be authorized by the Ministry, in close consultation with the Accademia di Belle Arti. The new decree therefore imposed controls on restoration, aimed at ensuring that conservation be sound. It obliged owners of monuments or works of art to take due care of them at their own expense. In the first years of the implementation of the new law, however, the role of inspector general of monuments seemed quite secondary.
A major role in the field of restoration, on the other hand, was played by Camillo Guerra, professor of painting at the Real Istituto di Belle Arti and member of the Accademia di Belle Arti. In particular, he performed a constant role of supervision in his direction of the restorations carried out on works in the Real Museo, adopting conservative principles in the conviction that the intervention should be limited to preventing progressive deterioration. Guerra’s role was also extended to the territory. He was called, as a technical expert, to express a competent opinion on the state of conservation and any necessary restoration of works of art preserved in the churches of Naples. He remained a convinced proponent of the notion that, as far as restoration is concerned, only professionals, and in particular artists, were competent for the task; for only they were able to discern the importance of works of art and to recommend appropriate methods and techniques.
During these same years, Stanislao d’Aloe, a young scholar of Calabrian origin, a great connoisseur of art but not an artist himself, rose to prominence as a conservationist. In 1844 he was commissioned to write the chapters relating to the churches of Naples for the guidebook to the city which was to be published to coincide with the 7th Scientific Congress of the Italians, to be held in Naples in 1845. In pursuit of this task he had occasion to denounce the irreparable damage caused by restorers whom he branded severally as ignorant, rash or downright barbarous. Appointed inspector of monuments for the province of Naples in 1846, he tried to reform this post with a wide-ranging and innovative programme of conservation measures. But his efforts were resisted by such entrenched powers as the Accademia di Belle Arti, then dominated by Guerra, by the indifference of the administrative authority – the intendente of the Province of Naples – to which he was subordinate, and by a depressing situation in which the disinterest of owners of works of art, the amateurishness, or improvisation, of untrained restorers and the unwillingness to invest resources continued to hamper the birth of a new and wider consciousness of conservation.
As inspector, d’Aloe performed his role with zeal and with skill. He assumed personal responsibility for the whole administrative procedure, denounced the work of bungling restorers to the intendente, proposed skilled personnel for the interventions and dictated methods and techniques. He prescribed in particular that each restoration be subject to a certificate of approval by the inspector of monuments. He continually demanded that restorers give proof of specific competence and prescriptive capacity.
The fragmentation of jurisdiction between various bodies, the confused distribution of tasks between them, in effect prevented any effective action by the public administration in the field of conservation. It was preferable, according to d’Aloe, that the task be assigned to a single post or a single body exclusively engaged in this delicate field.