Laura de Fuccia: Qualche precisazione a proposito di Cochin de Venise (Estratto dal fasc. 4 - serie VII)

    

Personalità di spicco della pittura di paesaggio nella Venezia del Seicento, dove questo genere era una specialità dei “foresti” (stranieri), Cochin de Venise (Troyes, 1622- Venezia, 1679) è rimasto a lungo una figura enigmatica, confusa con quella degli omonimi incisori Noël e Noël Robert Cochin già a partire dal Settecento. All’incertezza sull’identità dell’artista, si aggiungevano anche i vaghi indizi sulla cronologia della sua vita e la rarità delle opere attribuitegli. Celebrato da conoscitori come Marco Boschini, Quintiliano Rezzonico e Pierre-Jean Mariette, sollecitato da committenti come Giacomo Correr, Jean-Baptiste Colbert e Louis Le Vau, il pittore è stato poi progressivamente relegato in un oblio quasi completo che ne rendeva la fisionomia leggendaria. Nuovi ritrovamenti archivistici permettono ormai di delineare più chiaramente il profilo biografico di questo artista e di definire l’aspetto della sua produzione. Le opere che gli si attribuiscono permettono ora di valutare quale sia stato l’esito della sua formazione tra Roma e le lagune — sulla scia di Carracci, Gaspard Dughet e dei paesaggi tizianeschi — e di comprendere come l’artista si sia ritagliato un ruolo di tutto rilievo nella diffusione della paesaggio classico a Venezia e in Europa.


Some remarks on Cochin de Venise

Leading exponent of landscape painting in Seicento Venice, where this genre was a speciality of “foresti” (foreigners), Cochin de Venise (Troyes, 1622–Venice, 1679) long remained an enigmatic figure; already in the 18th century he was confused with the printmakers of the same name, Noël and Noël Robert Cochin. Uncertainty, or confusion, about the artist’s identity has been compounded by the vague information available about the chronology of his life and the rarity of the works attributed to him. Celebrated by connoisseurs such as Marco Boschini, Quintiliano Rezzonico and Pierre–Jean Mariette, courted by patrons such as Giacomo Correr, Jean–Baptiste Colbert and Louis Le Vau, the painter was then progressively relegated to almost complete oblivion. He became a figure of legend. But new archival finds now enable us more clearly to reconstruct his biographical profile and define his oeuvre. The works attributed to him also permit us to evaluate the roots of his art: his training in Rome and Venice — in the footsteps of Carracci, Gaspard Dughet and the landscapes of Titian and his school — and to grasp how the artist created for himself a distinctive and significant role in the dissemination of the classical landscape in Venice and in Europe.