Augusto Roca De Amicis: Pietro da Cortona architetto: ricerca di una sintesi. Recensione a J. M. Merz, Pietro da Cortona and Roman Baroque Architecture (Estratto dal fasc. I - serie VII)

    

L’esame dell’importante monografia di Jörg Martin Merz dedicata a Pietro da Cortona architetto consente di valutare la portata delle acquisizioni conseguite, ma anche di indicare argomenti suscettibili di ulteriori verifiche e approfondimenti. Tra questi, il percorso progettuale relativo alla chiesa dei Santi Luca e Martina, tra i più controversi e dibattuti in sede critica, per il quale si offrono nuovi spunti di riflessione mettendo in relazione i disegni pervenuti al contesto topografico. La complessa ricostruzione delle fasi costruttive della facciata di Santa Maria in Via Lata e l’attribuzione di temi decorativi quali i lacunari mistilinei, dove è in discussione l’autografia cortoniana o l’intervento postumo di Ciro Ferri, inducono poi a una riflessione sull’ultima produzione architettonica di Cortona e più in generale sul modo di valutare la sua architettura. Viene messa pertanto a confronto un’impostazione critica di impronta anglosassone, che riducendo il lessico cortoniano agli elementi primari vede una forte continuità con il retaggio del Cinquecento, con un’analisi più attenta ai nessi sintattici che consente di cogliere più pienamente la portata innovativa di uno dei maestri del Barocco.

Pietro da Cortona architect: search for a synthesis. Review of: J. M. Merz, Pietro da Cortona and Roman Baroque Architecture

An examination of the important monograph of Jörg Martin Merz dedicated to Pietro da Cortona as architect enables us to gauge the scale of the new findings offered by the book, but also to point out questions susceptible of further analysis and elucidation. These questions include not least the design process relating to the church of Santi Luca e Martina in Rome, among the most controversial and debated in the art–historical literature. Here the relation of the surviving preparatory drawings to the topographical context raises a number of new points for reflection. The complex reconstruction of the building phases of the façade of Santa Maria in Via Lata and the attribution of decorative motifs such as the mixtilinear coffers, where art historians are still divided between an autograph intervention by Pietro da Cortona or a posthumous intervention by Ciro Ferri, also prompt some further reflections on the late architectural output of Cortona and more generally on the method of evaluating his architecture. An art-historical approach of Anglo–American stamp that reduces Pietro da Cortona’s architectural lexicon to its primary elements, and thus sees a strong continuity with the sixteenth-century heritage, is thus contrasted with an analysis more attentive to the syntactical links that distinguish his style. It is this latter approach, the author suggests, that permits us more fully to grasp the innovative dimension of one of the masters of the Baroque.