Marco Capponi: Un altro romanico: la datazione di due disegni conservati alla Biblioteca Ariostea e la fabbrica originaria della Cattedrale di Ferrara (Estratto dal fascicolo 29)

    

Ai fini di una ricostruzione dell’aula originaria della grande Cattedrale romanica di Ferrara non sono rimasti che elementi e testimonianze di natura frammentaria, ma sufficienti per comprendere l’originaria compattezza della sua concezione architettonica e spaziale. A riguardo l’articolo prende in considerazione due disegni  con  planimetria e alzati relativi all’articolazione interna della cattedrale che si ritiene siano stati oggetto di alterna fortuna critica. Tali documenti  fanno parte di una collezione di tavole eterogenee, oggi conservate presso la Biblioteca Ariostea di Ferrara, all’interno di un manoscritto appartenuto a Giovan Battista Aleotti (1546-1636). Dallo studio del Bondanini del 1981, entrambe le tavole vengono fatte risalire all’incarico ricevuto  da G. B. Aleotti e G. Roscello, in qualità di periti, dal cardinale Lorenzo Magalotti nel 1628 per redigere un rilievo del duomo. Tuttavia, un raffronto tra la richiesta del cardinale e il diverso genere di risposta fornita dalle due tavole, oltre ad un’analisi degli elementi disegnati, consente ragionevolmente di ritenere più prossimo alla commissione solo il foglio n. 147, e interpretare il  n. 159 come una tavola progettuale da riferirsi al momento della ricostruzione della zona absidale avvenuta  tra la fine secolo XV e lo scorcio del secolo successivo, come  Castagnoli nel 1895 aveva suggerito e poi il Giglioli nel 1935 confermato. Nel 1954 Verdier aveva orientato verso il gotico nord europeo, l’interpretazione della caratteristica smaterializzazione dei muri interni della fabbrica originaria e della spazialità risultante. Tuttavia, lo spazio diafano e fluido generato dai diaframmi murari, assottigliati dalle membrature dello pseudo ordine colossale, suggerisce sottili influenze dalla vicina architettura tardo antica ravennate. Inoltre, un sistema statico composto da muri leggeri su un reticolo di sostegni e strutture spingenti che si intersecano longitudinalmente e trasversalmente, se si scoprisse concepito fin dalle origini con un adeguato sistema di contrafforti, lascerebbe intravedere la figura di un magister esperto nello sperimentare un ‘altro’ romanico, che continua ad avere le proprie radici in area padana.

Another Romanesque: the dating of two drawings conserved in the Biblioteca Ariostea
and the original construction of the Cathedral of Ferrara


While only fragmentary architectural elements and documents survive for the purposes of a hypothetical reconstruction of the original hall church interior of the Romanesque cathedral of Ferrara, they suffice for an understanding of the original coherence of its architectural and spatial conception. In this regard, the article focuses on two drawings with the plan and the elevations of the interior of the cathedral that have been diversely considered by the historiography. These belong to a group of heterogeneous plates within a manuscript from the collection of Giovan Battista Aleotti (1546–1636) now in the Biblioteca Ariostea of Ferrara.
In a 1981 study, Bondanini posited that both plates originated at the time of cardinal Lorenzo Magalotti’s 1628 commission to G. B. Aleotti and G. Roscello in the role of expert surveyors, to produce measured drawings of the cathedral. However, a comparison between the cardinal’s request and the differing responses reflected in the two plates as well as an analysis of the drawn elements permits the author to plausibly conclude that only foglio n. 147 is close in date to that commission, and to interpret n. 159 as a project drawing associated with the period of the reconstruction of the apse area at the end of the 15th and beginning of the 16th century, as was suggested in 1895 by Castagnoli, and corroborated by Giglioli in 1935.
In 1954 Verdier had seen inspiration from the northern European Gothic in the characteristic dematerialization of the interior walls of the original construction and resulting spatiality. But the fluid, diaphanous space generated by the masonry diaphragms thinned by the membering of the pseudo colossal order suggests subtle influences from the neighboring late antique architecture of Ravenna.
Furthermore, if it were discovered that a static system composed of light walls on a grid of supports and thrusting structures that intersect longitudinally and transversally was conceived from the beginning with its own adequate system of buttressing, it might be possible to discern the manner of a magister who was familiar with an alternative expression of the Romanesque, one with roots in the Padua district.