Paola Coniglio: Giovann’Angelo Montorsoli e la ‘Sant’Agata’ di Taormina (ESTRATTO DAL FASCICOLO 28)

    

Il contributo, focalizzato sull’analisi di un segmento dell’attività di Giovann’Angelo Montorsoli a Messina, offre una nuova lettura critica di un piccolo gruppo di statue, già note alla bibliografia specialistica. L’opera dalla quale prende avvio la riflessione è la Sant’Agata custodita nel Duomo di Taormina, qui riproposta con una più decisa attribuzione al Montorsoli, diversamente da altre voci critiche che hanno riferito il marmo all’allievo Martino Montanini. La restituzione della statua taorminese al Montorsoli offre l’occasione di riconsiderare la radicata tesi di autografia montorsoliana relativa ad una seconda Sant’Agata, conservata a Castroreale, e commissionata a Giovann’Angelo nel 1554, ma nei fatti realizzata da un collaboratore. Alla luce del confronto tra la Sant’Agata di Taormina e le statue raffiguranti Santa Caterina d’Alessandria di Forza d’Agrò (1559) e di Milazzo (1560-61), si propone che, entro questa piccola serie di immagini di Sante Vergini, il ruolo di “archetipo” spetti alla Sant’Agata di Taormina.

 



Giovann’Angelo Montorsoli and the ‘St. Agatha’ in Taormina

This contribution, which analyzes a segment of Giovann’Angelo Montorsoli’s activity in Messina, offers a new critical reading of a small group of sculptures already known to the specialized literature. The work from which the author’s considerations spring is the marble ‘St. Agatha’ in the Cathedral of Taormina, presented here with a strengthened attribution to Montorsoli, in contrast to the opinions of other critics who have attributed it to Montorsoli’s pupil, Martino Montanini. The restoration of the Taormina statue to Montorsoli’s oeuvre furnishes an opportunity to reconsider the entrenched attribution to Montorsoli of a second ‘St. Agatha’, that in Castroreale and commissioned from Giovann’Angelo in 1554, but which in fact was produced by a collaborator. In light of comparisons between the ‘St. Agatha’ in Taormina and the sculptures of ‘St. Catherine of Alexandria’ by Forza d’Agrò (1559) and Milazzo (1560–61), the author proposes that the role of archetype for this small series of images of Holy Virgins was played by the Taormina ‘St. Agatha’.