Una sezione insolita all'interno della Rivista: Argomenti e motivi di una scelta editoriale di Lucilla de Lachenal

    

Dopo l’indiscussa riuscita della Giornata di Studio del 16 aprile 2012, il nuovo impegno assunto dalla Redazione è stato quello di richiedere — ai vari relatori succedutisi in quell’occasione — dei testi opportunamente rielaborati, per avviarne un’edizione a stampa sulla Rivista, che desse conto delle ricerche e delle riflessioni legate ad un tema così complesso e articolato nel tempo e nello spazio, come quello del Giardino Zoologico di Roma, senz’altro una novità nel panorama degli studi solitamente ospitati nelle pagine del Bollettino d’Arte.
Proprio l’urgenza delle questioni poste sul tappeto, anche alla luce delle condizioni in cui versa da tempo il Giardino, e l’approfondimento sotto il profilo storico–architettonico, ma non solo, di un complesso così strettamente connesso con la realtà urbana della capitale e dei suoi spazi verdi, caratterizzato da una storia peculiare che attraversa per intero tutto il secolo scorso, ci hanno ulteriormente motivato a realizzare questo lavoro, peraltro difficile e talora affatto gratificante, come di frequente accade nel retrobottega delle redazioni.
L’organizzazione dei testi è stata così strutturata in base a due filoni: quello storico, più fedele al taglio tradizionale della Rivista, e quello degli approfondimenti, con alcuni focus su personaggi, progetti o criteri espositivi in voga nel XX secolo nei giardini zoologici d’oltralpe, cui quello romano sembra essere stato in larga misura debitore.
Le conclusioni invece rispecchiano abbastanza fedelmente la sintesi della Giornata di Studio offerta in quella sede da uno specialista in scienza della conservazione che è Giovanni Carbonara, che propone le linee (peraltro ben note) per la “conservazione integrata” di un bene culturale complesso.
A corredo illustrativo dei vari articoli, vi sono fotografie, alcune delle quali rare e d’epoca, piante, prospetti e disegni tratti da archivi storici, libri e taccuini di personaggi che hanno avuto a che fare in momenti diversi con questo ed altri giardini zoologici d’Europa. La disposizione delle immagini, lungi dal rimarcare una specifica appartenenza al singolo articolo in cui le figure si trovano a comparire, segue un ordinamento progressivo e rispecchia cronologicamente lo sviluppo dello zoo di Roma. Fanno eccezione soltanto due articoli: quello di Giorgio Muratore, che esamina le influenze esercitate dall’architettura contemporanea su Raffaele de Vico, chiamato negli anni Venti–Trenta a progettare l’ampliamento dello zoo, e quello di Carla Benocci, che tratteggia la figura del principe Francesco Chigi e il ruolo importante da lui avuto nella creazione del Giardino Zoologico romano.
Così è stata allestita questa nuova sezione, gemmata originariamente dalla recente rubrica sulla Tutela del Verde, ma già evoluta rispetto a quella, sostanzialmente prodotta con l’intento di lasciare una testimonianza che ci auguriamo utile e dotata di tutti gli elementi necessari per il progredire in futuro della ricerca sul tema. D’altra parte siamo ben consapevoli che questo non basterà a risolvere i problemi emersi con piena evidenza nel corso di quell’incontro, che data ormai a più di un anno e mezzo fa, ma può invece servire ad offrire un sostegno alle istituzioni e agli studiosi eventualmente interessati, o anche soltanto incuriositi dall’argomento, insolito e tuttavia ormai saldamente inserito nella realtà storica e urbana della Roma del Novecento.