Mirella Marini Calvani: Piacenza - Frammento di rilievo da un sarcofago a soggetto dionisiaco (Estratto dal fasc. 14)

    

Il rilievo a soggetto dionisiaco apparso reimpiegato a Piacenza in uno scavo in piazza Duomo proviene da un sarcofago a cassa con fregio figurato, un unicum per ora tra quelli ritrovati in territorio piacentino.
È in marmo proconnesio, materiale spesso impiegato nei sarcofagi cisalpini. La scena di cui faceva parte è quella del ritrovamento di Arianna a Nasso, tra i più diffusi. Ne restano quattro figure, Dioniso sorretto da un satiro, Pan e una menade tympanistria. Il blocco marmoreo da cui fu tratto il sarcofago venne verosimilmente importato per il tramite di Aquileia o di un altro porto alto-adriatico. Ma è in una serie di sarcofagi urbani datati tra la seconda metà del II e gli inizi del III secolo d.C. che la scena trova i più stretti confronti. La caratteristica desinenza apicale dei tralci di vite sullo sfondo contribuisce ad assegnare il rilievo a una bottega locale, condizionata, probabilmente, dalla committenza e da maestranze urbane immigrate.

 

Piacenza – Fragment of a Dionysian Relief from a Sarcophagus

The apparently re–used marble fragment with Dionysian subject matter found in an excavation in Piacenza in piazza Duomo comes from a box–shaped sarcophagus with a figurative frieze, to date a unique find among archaeological remains in the area.
The fragment is of Proconnesian marble, which was often used for sarcophagi in the plain south of the Alps. The scene of which it is a part, one of the most common depicted, is Dionysos’ discovery of Ariadne at Naxos. Four of the figures remain, Dionysos supported by a satyr, Pan and a maenad playing a tympanum. The block of marble from which the sarcophagus was carved was probably imported via Aquileia or another northern Adriatic port. However, our scene finds its closest comparisons in a series of urban sarcophagi dating from the second half of the second and the beginning of the third century AD. The characteristic treatment of the tops of the branches of grape vines in the background contribute to its attribution to a local workshop, most likely influenced by the person who commissioned the work and artisans who had migrated to the area from a larger urban center.