Clara Altavista: Nuove considerazioni sul Palazzo di Andrea Doria nel sobborgo di Fassolo a Genova tra la fine del Quattrocento e gli inizi del Cinquecento. Il tema del capitello composito a voluta introversa (Estratto dal fasc. 12)

    

Forte di un rilievo architettonico puntuale realizzato ad hoc e di nuove acquisizioni documentarie prevalentemente iconografiche, lo studio tenta di ricostruire le vicende edilizie quattrocentesche del palazzo di villa nel borgo ponentino di Fassolo, presso Genova, che l’ammiraglio genovese Andrea Doria acquistò nell’estate del 1521, le cui caratteristiche stilistiche sono state unanimemente individuate come inedite per il panorama architettonico genovese del tempo e che, dopo le trasformazioni cinque-seicentesche, è oggi noto come il Palazzo del Principe.
Questi primi interventi sono certamente ascrivibili all’iniziativa del nobile Niccolò Lomellini, inedita figura di mecenate artistico e architettonico tra i più “illuminati” del suo tempo benché poco conosciuto. La committenza di Lomellini, verosimilmente, vide il coinvolgimento di uno tra i più stretti collaboratori di Giuliano da Sangallo, quale autore di una serie di capitelli compositi a voluta rovescia o introversa per la loggia al piano terreno del suo palazzo. Nel tentativo di fare luce sulla figura artistica impegnata nell’originario cantiere di Fassolo, il tema antiquario del capitello a voluta rovescia – che sembrerebbe essere adottato a Genova qui per la prima volta – è affrontato agilmente, seguendo il catalogo dei disegni di Sangallo (Codice Vaticano Barberiniano, Codice Escurialense) e delle sue opere architettoniche realizzate a Firenze quali primissime sperimentazioni. Per lo stesso fine è verificato come la compresenza a Genova tra il 1499 e il 1501 di Matteo da Bissone, Antonio Carlone di Rovio e di Benedetto Grazzini da Rovezzano – a diverso titolo tutti collaboratori di Sangallo –, ma anche dei lombardi Pace Gagini e Antonio della Porta, detto il Tamagnino, e del fiorentino Filippino Lippi abbia segnato per il panorama artistico genovese un momento tanto intenso di sperimentalismi quanto poco sondato dalla storiografia genovese contemporanea.



Some New Thoughts Regarding the Fassolo Palace of Andrea Doria in Genoa Built between the End of the Fifteenth and Beginning of the Sixteenth Century: the Theme of the Composite Capital with Inverted Volutes


On the strength of a precise ad hoc architectural survey and based on recent, mostly iconographic documentary acquisitions, this study attempts to reconstruct the fifteenth–century events of building the “palazzo di villa”, the palace in the park in Genoa’s western suburb of Fassolo, acquired by the Genoese admiral Andrea Doria during the summer of 1521. The palace’s stylistic characteristics were found to be unanimously unknown within Genoa’s architectural panorama of the time, which, following the transformations of the sixteenth and seventeenth centuries, is today known as the Palazzo del Principe.
These early interventions may certainly be attributed to the initiative of nobleman Niccolò Lomellini, an unpublished and little known figure, in spite of being one of the most “enlightened” patrons of the arts and architecture of his time. It seems likely that Lomellini’s commission involved one of Giuliano da Sangallo’s closest collaborators, author of a series of composite capitals with inverted or upside–down volutes for the ground–floor loggia of his palace. In an attempt to shed some light on the artistic figure employed on the original Fassolo building site, the article takes a confident look at the antiquarian theme of the capital with upside–down volutes – which seem to have been adopted here for the first time in Genoa – referring to Sangallo’s drawings (in Codex Vaticanus Barberinianus, and Codex Escurialensis) and to some of his very first experimental architectural works built in Florence. Toward this same end, the study enumerates the series of artists who worked together from 1499 to 1501, including Matteo of Bissone, Antonio Carlone of Rovio and Benedetto Grazzini of Rovezzano, as well as the Florentine Filippino Lippi and the Lombards Pace Gagini and Antonio della Porta, known as il Tamagnino. The first three, in particular, though each played a different role, were all Sangallo’s collaborators. Together both groups left a significant mark on the Genovese artistic panorama, which was as intensely experimental as it is scarcely explored in contemporary Genoese historiography.